lunedì 29 giugno 2009

Cani Randagi

Per chi non è Calabrese forse è difficile intendere completamente il significato della definizione CANE RANDAGIO, o “cane sciolto”.

Semplificando, vengono definiti “cani randagi” degli individui che si muovono senza un fine preciso, arrecando danno alla collettività o al gruppo sociale a cui appartengono.

Ebbene, questa iniziativa, cioè la petizione “In difesa dell'identità del vino Cirò”, è stata definita "opera di CANI RANDAGI".

La prima reazione da Cirotani e Calabresi è stata di rabbia. Ma, da poeti quali siamo, abbiamo superato la superficie del significato comune e abbiamo inteso che non volevano offenderci, ma dare atto del nostro spirito libero.

Esiste, infatti, nel parlare comune calabrese un'altra definizione che si contrappone a “cane randagio” e cioè CANE DA PALAZZO. Sono questi degli individui che riportano la voce del palazzo a cui sono legati, incapaci di un pensiero autonomo, sempre alla catena.

Allora si, siamo CANI RANDAGI e non “cani da palazzo” , capaci di un pensiero libero fuori dagli schemi precostituiti imposti da una realtà provinciale, innocui se isolati, pericolosi se uniti.

Ed oggi siamo in tanti.

1 commento:

  1. sono lieto di far parte del gruppo di quelli che solamente dei cialtroni possono definire dei "cani randagi". Sono lieto di aver firmato il vostro appello, di averlo rilanciato sul mio blog Vino al Vino, e di aver contribuito, insieme a voi, ad aver bloccato (temo solo momentaneamente) l'insana decisione di imbastardire il Cirò volute da persone che non esito a definire "nemici del Cirò".
    Tenetemi informato sugli sviluppi di questa vicenda e forza e coraggio: no pasaran!

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